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Chris
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Per qualche ragione, ho la mezza idea che rimarrai in scarsa (non dico sola, perché so di per certo che non sei l'unica) compagnia a non piegare la femminilità donatavi dall'evoluzione, agli squilli della vita agiata, con o senza disponibilità reale ma con abbondanza di luci. L'uomo romantico, leale, lavoratore, idealista al punto giusto e bello di suo è in via d'estinzione da tempo, come tutti i prodotti di scarso interesse che non tirano più. Che razza di attrattiva può avere un maschio che si spacca in due a pagare ogni debito, che mantiene la parola e magari è pure (orrore) sincero, e lo fa addirittura lontano da schermi e vetrine? Hai presente quello che è successo alle cassette audio, o al telefono grigio con rotellone e marchio SIP? Ecco, appunto.
Toggle Commented Jun 14, 2010 on Che bluff gli uomini in grigio at Irene Spagnuolo
Sono riflessioni che mi turbano, e che mi faranno pensare. Un articolo insolito, con così tanti strati di lettura. Potremmo pensare che si tratta solo di un mito, qualcosa che ha a che fare con l'istinto di avere sempre un'ulteriore istanza ed un salvatore pronto ad intervenire: e che in fondo tutta questa potenza e tutto questo potere siano, perlopiù, esagerazioni. Potremmo pensare che la situazione sia in realtà più grave e più grossa, fuori controllo anche dalle loro mani, magari perché si trovano di fronte ad un loro simmetrico negativo, una nemesi. O anche che questo sia effettivamente lo scenario a cui mirano, perché è in fondo nel caos che si possono forgiare i nuovi ordini, pensiamo alla Russia ed alla Germania del secolo scorso - e quale occasione migliore di un caos su scala globale?
Toggle Commented May 28, 2010 on Illuminati spenti at Irene Spagnuolo
Che notizia devastante! Conosco donne (e uomini) che hanno dovuto sopportare privazioni di ben altra magnitudine verso ai loro figli, specialmente in questi giorni di crisi, e l'hanno fatto conservando una dignità sovrumana, altro che frignare davanti alle telecamere. Ma cos'è, la dignità, che si possa sacrificare come un fazzoletto di carta usata per avere un po' di luce mondana?
Ciao Irene! Onestamente, la notizia non mi preoccupa più di tanto, se l'esimio giornale che ti ospita è felice di fare a meno del tuo (e di tutti gli altri blogger) traffico di visite, che lo facciano, avranno valutato tutto, suppongo. Non sono i primi a fare una mossa del genere, non saranno gli ultimi, e dubito rimarranno righe sui libri di storia. Il mezzo che muore non fa notizia, si segue l'autore e non la tipografia che stampa carta: la stessa cosa vale per i blog. Scriverai altrove, vorrà dire che ti risponderò su face, od in ogni altro luogo che deciderai di lambire con le tue bellissime scintille, ed i tuoi divertenti flash introspettivi sulla nostra generazione, che da buon biellese-novarese sento spesso molto, molto vicini.
Toggle Commented May 14, 2010 on Anch'io ringrazio e saluto at Irene Spagnuolo
Credo si dica "distogliere l'attenzione" facendo leva su argomenti grassottelli di comprensione immediata. Ci sono cose ben più gravi, anche moralmente, che corronno nella nostra società e lo fanno nell'assoluto silenzio, o tacito consenso, dei media foraggiati pubblicamente ma a scopo palesemente privato, che da un certo chiassoso populismo stile rivista scandalistica dovrebbe stare distante anni luce. Per il resto, credo sia soprattutto importante considerare il punto di vista della donna: se si sente migliore, se lo ritiene piacevole, che ceda al lato estetico di se stessa: il mondo ha sempre e comunque un bisogno smodato di bellezza. Il resto è solo ipocrisia.
Toggle Commented May 2, 2010 on Scollature at Irene Spagnuolo
Le favole? Vogliamo riscrivere tutta la letteratura che non si adatta alla filosofia del ventunesimo secolo, o ci accontentiamo delle favole? Via la Divina Commedia - maschilista e integralista cristiana vagamente eretica. Via i Promessi Sposi, Lucia è il simbolo della donna succube che attende gli eventi anzichè affrontarli a viso aperto come il maschilistissimo Renzo. Via i vangeli: 12 apostoli e nessuna donna? Diseducativo. E non parliamo poi di Adamo ed Eva! Gran parte della filosofia, e persino la letteratura leggera di svago: Tolkien stesso è così smaccatamente maschilista che nella versione cinematografica il regista elimina personaggi maschili sostituendoli con femminili. Oppure ... Anzichè censure e rescritture della storia in stile sovietico/Orwelliano, approfittiamone per spiegare ai nostri figli le favole che leggiamo, spieghiamogli perchè le principesse piangono e i principi sono tutti belli, buoni, saggi e coraggiosi. Inculchiamogli un po' di senso critico da subito: chissà che capiscano che coraggio e lacrime non dipendono dal sesso con cui si nasce, ma dalla persona che educhiamo in noi. Perchè il rischio è che crescendo, di fronte alle contraddizioni di un mondo moderno teso tra pelle sovresposta e burqa, non abbiano termini di paragone per capire ragioni e motivi.
Toggle Commented Apr 14, 2010 on Donne e favole at Irene Spagnuolo
In un certo senso, sono vittime di un sogno: che basti una laurea ad incasellarti in una non ben chiara elite, ed a garantirti una vita stabile, magari al calduccio di un ufficio, finchè morte non ci separi, collezionando diritti e schivando doveri. No, non funziona così, non più, perché la laurea oggi è diventata troppo semplice, e nella sua semplicità illude i suoi corteggiatori convincendoli di essere in grado di fare tutto a prescindere dalle proprie inclinazioni e dalle richieste del mondo di lavoro. Ed in una società in cui la scuola nè prepara, nè seleziona, ma solo certifica, è naturale che la fiducia delle aziende nei laureati vada a picco: il trionfo del nepotismo e delle assunzioni per raccomandazione è la logica conseguenza, se non ci si può fidare del foglio di carta, meglio poter contare sugli amici degli amici. E non assolvo neppure la società, che d'immensa bifolcheria disprezza i lavori artigianali, quindi forzando la gioventù su strade di gregge, a far numero sulle statistiche dei laureati italiani - quando l'unico numero veramente importante dovrebbe essere quello della gente felice del proprio lavoro.
Toggle Commented Mar 24, 2010 on Cercasi laureati at Irene Spagnuolo
La TV di oggi è come una vecchia stella, un tempo famosa e adorata monopolizzatrice dell'attenzione altrui, che ora si ritrova abbandonata per altre più interessanti e giovani alternative dal meglio di quello che fu il suo seguito. La contessa Miseria di Carmen Consoli. E per attirare l'attenzione, strappare l'ultimo sguardo, riversa come doni non voluti il peggio di se a chiunque posi anche uno sguardo passeggero, perché la volgarità è, come sempre, l'ultima arma a disposizione di chi cerca le luci. Io, se devo essere sincero, sono felice della situazione della TV di oggi, perché mi semplifica le scelte auto eliminandosi dai miei palinsesti.
Toggle Commented Mar 5, 2010 on Ridateci la tv at Irene Spagnuolo
La lingua è patrimonio di un popolo, parla della sua storia, ne perpetua tradizioni e modi di pensare, è un essere vivente soggetto ad evoluzioni che nasce e muore con il nascere ed il morire del popolo stesso. Scorri le parole, le strutture di una lingua, grammatica, etimologia, e saprai ricostruire le vicende della civiltà di cui rappresenta l'equivalente del dna. Torna indietro nel tempo, osserva la lingua di 20, 40, 100 anni fa: è un viaggio sorprendente. Poi ritorna ai giorni nostri, e chiediti che fine ha fatto, e cos'è mai successo perché l'italiano si trasformasse in quest'accozzaglia di detriti sparsi, di neologismi generati ed affossati col nascere ed il morire delle mode, di parole andate in disuso nel nome di una non ben chiara 'semplificazione'. Chiediti come sia possibile che questa lingua sia usata ancora così diversamente nelle varie parti della penisola, al punto di fondersi nelle varie regioni con le lingue locali dando nascita a dialetti poco comprensibili al resto degli italiofoni, ed essere rimpiazzata dall'inglese non solo nel compito di evoluzione di qualunque lingua che si rispetti, assegnare nuove parole a nuovi concetti e nuovi oggetti, ma anche in quello di comunicare idee ordinarie. Perché? Perché è una lingua adottata per un popolo artificiale, per un'Italia che in quasi due secoli non è mai riuscita a rimanere a lungo qualcosa di più che la famigerata 'espressione geografica' di lontana memoria e lungimirante concezione, per italiani che parlano le lingue locali in casa e l'italiano lo assorbono dalla televisione, lo scrutano nella scuola obbligatoria, lo ricordano negli atti pubblici, lo usano con approssimazione e disattenzione nel comunicare con i connazionali come fosse una lingua franca, un Esperanto ufficiale che vige dalla Valle d'Aosta alla Puglia, dal Friuli alla Sicilia, nei vecchi gruppi etnici, piemontesi, veneti, sardi, siciliani come in quelli nuovi, albanesi, slavi, arabi (nessuno si senta escluso, come sempre). Ed in una situazione mondiale che vede l'affievolirsi dei confini al ravvicinarsi degli stessi, di un mondo dove nessun punto è davvero distante ed ogni luogo diventa importante in pari modo, non è detto che sia un male - in fondo, siamo un esempio di tollerante società multietnica da più di centocinquant'anni, così tollerante da non imporre neppure l'uso della propria lingua come requisito essenziale per la cittadinanza.
Toggle Commented Aug 17, 2009 on Dialetto italiano at Irene Spagnuolo
Brava, Irene. Le parole che passeggiavano nella mia testa leggendo di bollini neri sulle autostrade, deliri di decine di km di coda, vedendo anche le strade dell'iperdepressa provincia biellese svuotarsi né più né meno degli anni passati, contando a decine le vetrine chiuse per ferie. A vederlo da fuori, si direbbe che la crisi non rappresenta un problema, o che è un problema "degli altri", un po' come i peccati, le malattie, i debiti e la cosa pubblica. Forse, non solo di economia si soffre. O forse hanno ragione, e quelle che sembrano teste di struzzo insabbiate sono in realtà i folli e sfrenati brindisi prima dell'apocalisse. Il tuo disorientamento può permettersi tranquillamente un ballo con la mia inquietudine.
Toggle Commented Aug 7, 2009 on Le ferie dei disoccupati at Irene Spagnuolo
Si, Irene, ne sono convinto anch'io, si tratta di bisogni sopiti, zittiti dalla velocità della vita vera. Sembra un paradosso, ma i mondi virtuali costruiti da mezzi tecnologici incomprensibilmente veloci concedono vite molto, molto più lente alle nostre eteronimie. E da li riemergono gli istinti, i desideri di comunicare trovano sfogo, si riassapora il piacere di riflettere, immaginare, sognare. La difficoltà viene poi quando dobbiamo uscire dagli avatar e rientrare nei corpi per il livello successivo (sembra tutto un gioco, di fronte alla tastiera), il trasferire tutto nel quotidiano - perché riassumiamo inconsciamente le sembianze di predatori sociali, pronti a divorare la nuova storia che abbiamo creato su altre basi, perlopiù fallendo - perché prendiamo il posto alla nostra eteronimia scacciandola, ci sostituiamo golosamente a qualcosa che non siamo nella vita biologica. L'immaginazione diventa realtà di corpi, si spezzano i fili, cessa la necessità di sognare perché è tutto nuovamente a disposizione, tutto sotto i sensi e pronto per il lauto pasto, che si scopre alla fine dello stesso gusto, odore e durata di qualunque altro pasto. E poi si da la colpa allo strumento, anziché capire cosa ha fatto emergere di noi stessi, l'eterna difficoltà dell'autocritica - anche quando, davvero, ne varrebbe la pena.
Toggle Commented Jul 30, 2009 on L'amore su Feisbùk at Irene Spagnuolo
Puoi vederlo per quello che è: uno strumento speciale, un'agenda che si compila da sola, si amplia, si approfondisce, si mantiene aggiornata. Tu devi solo domarla, tagliarla dove non vuoi che cresca, seguirla dove vuoi che si sviluppi. O puoi vederla in termini di metafore di spazio e di tempo - il tuo spazio, un incrocio tra decine di vie con il loro carico di gente, le carovane antiche sulla via dell'Oriente, i viandanti che transitano raccontando le storie dei loro mondi apparentemente lontani.. il ripetersi di antichi rituali di incontro che, persi nel trambusto e nella frammentazione dei rapporti dell'era moderna, ritornano quasi inattesi a perpetuarsi nella nostra storia. Tra questi infiniti incroci, tra viandanti e briganti di strada e storie più o meno interessanti, si, anche lo scorrere di sentimenti accompagnati dalla lentezza estrema che solo le parole scritte hanno - a volte ci si conosce meglio riflettendo su quanto scriviamo e quanto di noi scrivono, cosa che la rapidità del nostro relazionare ci preclude. Per certi versi, pur nell'apparente ovvietà che la vita è fuori e che trattiamo comunque di uno strumento che, abusandone, aliena, dovremmo riflettere se davvero il nostro modo usa-e-getta di imbastire le relazioni nella "vita fuori" non nasconda un desiderio un po' romantico ed un po' sensuale di relazioni a ritmi lenti.
Toggle Commented Jul 29, 2009 on L'amore su Feisbùk at Irene Spagnuolo
Belle, belle parole. Quanto mi piacciono! Io sono appena rientrato, ma non da una vacanza - di ombrellone non se ne parla da anni, inaccessibile nei prezzi quanto nei tempi, e francamente ben poco interessante quanto poco può esserlo il tempo trascorso tra la cafoneria cittadina importata in litorali che volentieri ne farebbero a meno, non fosse altro che per la moneta. Sono rientrato da un viaggio, che è diventato un po' vacanza nell'est europeo a trovare amici che non vedevo da tempo, a confrontarmi con il loro passato per vedere il nostro futuro di economie ridimensionate. E sai cosa ci ho trovato? Gente comune con un immensa voglia di vivere e di farlo ogni giorno, senza dover attendere per forza le fatidiche due o tre settimane d'agosto. E quello che mi chiedo, è cosa ne abbiamo fatto noi di questa voglia di vivere, eppure loro lavorano quanto o più di noi, in ambienti più duri e meno sicuri, con meno mezzi e pochi lussi, con criminalità, corruzione e disservizi pari se non superiori ai nostri, senza futuri di pensione a sessant'anni, senza materassi su cui atterrare cadendo. Mi è venuto in mente il modo di dire in piemontese dei miei nonni, che in italiano suonerebbe più o menu come "avete il culo pieno", avete tutto, e non sapete più farne a meno, non sapete più vivere senza. E questo è, più di ogni altra cosa, il segno della vittoria completa dell'economia degli accessori e dei cotillons su di noi: perché ne siamo dipendenti in crisi d'astinenza, disposti a tutto per perpetuarla. Anche tramite le vacanze a tutti i costi in 12 comode rate.
Toggle Commented Jul 17, 2009 on Non vado in vacanza at Irene Spagnuolo
Non tanto il rifiuto di tesserare l'astuto ex comico genovese, quanto le reazioni scomposte ed allarmate della dirigenza dovrebbero davvero far preoccupare e riflettere ogni italiano. In un contesto come il nostro, un grigio partito di passivi poltronisti dà vita facile, estremamente facile alla concorrenza. È poi inutile tirare in ballo il monopolio televisivo ed ogni nefandezza dei leader avversari se per primi non si danno segni di vita. Dovrebbe esserci un dibattito interno, invece: esiste un populismo di sinistra? Perché Grillo, in fondo, non è molto diverso da una versione sinistrorsa del Bossi prima maniera: ripete quello che il popolo pensa ma non osa dire, senza badare al gusto ma mirando al massimo clamore. Forse, dico forse, il popolo si è stancato di vedere forze politiche impegnate esclusivamente alla denigrazione degli avversari, al procacciamento dei seggi ed al controllo dei centri di potere, e vorrebbe partecipare in vere e sostanziali azioni di riforma che influenzino le loro vite oltre al solito aumentar di gabella?
Toggle Commented Jul 16, 2009 on Caro PD ti scrivo... at Irene Spagnuolo
Pezzi del nostro mondo infantile, quando ancora gli anni si contavano con le dita delle mani o poco più che se ne vanno. Prematuramente, come segni di un destino più forte di qualunque brillare di fama e di incalcolabili ricchezze, che anela a ribadire al sua superiorità schiacciante sui nostri metodi di giudizio e di merito. Ma abbiamo anche la scelta di non crederci: Elvis è vivo, John Lennon è vivo, Kurt Cobain è vivo. Perchè in fondo è vero: quale differenza può fare a noi comuni mortali, che li abbiamo sempre e solo conosciuti attraverso le loro opere? Quelle esistono ancora, e continueranno a vivere anche dopo di noi. Nei miei ricordi di allora, erano icone lontane, simboli alla pari dei personaggi dei libri, potevano esistere, potevano non esistere ma lasciavano comunque una traccia, che ritrovavi nei giochi dei bambini a replicare il moonwalk o a vivere avventure immaginarie a fianco degli angeli, non importa se invece di scintillanti palcoscenici e spiagge assolate c'erano muretti scalcinati e asfalto dell'austera provincia italiana degli anni 70.
Toggle Commented Jun 26, 2009 on Charlie's Angels at Irene Spagnuolo
A volte essere operatore di call center non è una scelta, quanto l'unica soluzione sensata se non hai esperienza, se non hai mercato, se vivi in aree in forte deindustrializzazione come la mia città. Ho visto aziende ridimensionarsi, ed offrire agli impiegati la scelta tra perdere il posto, o passare nel call center. Ho visto donne in "età a rischio figli" non trovare alcun lavoro se non quello, neppure posti come cassiera al supermarket o cameriera in un bar: il call center è più giù, e meno schizzinoso, più umano nella sua disumanità di novello schiavismo. E frotte di neo laureati, cresciuti nella logica del "laurea = posto sicuro", prodotti di una scuola che vidima senza filtrare e sovraproduce, figli di artigiani, muratori e onesti lavoratori che hanno investito anni di lavoro e sacrifici immensi nell'illusione che il posto d'ufficio fosse più degno, più onorevole, più umano. Perché a un figlio, quando nasci, non augurerai mai di diventare un elettricista - ma un medico, un avvocato, come minimo un laureato. Io posso solo ringraziare le circostanze che mi hanno impedito di laurearmi, facendomi entrare nel mercato in tempi di boom. Ma il peggio, è che ho visto gente star male a fare un mestiere del genere, intrusivo nella vita privata degli altri, falso nelle parole quanto nell'artificiale cortesia di parole scritte come trame di un film popolare. E si, la beffa è che le aziende, nel nome del risparmio, spostano i call center in Romania, o in Argentina, o ovunque ci siano salari infimi e semplicità di lingua. Di italiano rimarrà solo il luogo di nascita dell'imprenditore, molto presto - e rimpiangeremo altri posti di lavoro scomparsi.
Toggle Commented May 26, 2009 on Ancora Fantozzi at Irene Spagnuolo
Vorrei sorprendermi, ma non ci riesco. Immagino di essere già troppo vecchio anche per questo. Posso vederla in modo positivo, sforzandomi: anche i Savoia hanno imparato alla perfezione lo spirito politico italiano, la via nostrana alla democrazia di facciata, distaccati dalla plebaglia. Sarà poi davvero un vedere positivo? Meglio non fermarsi a pensarci. Mettiamola così: quel buon caffé non è stato sprecato.
Sorridi, pecorella di mille pecorelle, sorridi e non badare al fumo nero all'orizzonte, sorridi e consuma. Sappi che siamo dalla tua parte, dei provinciali, dei semplici e dei sani poveracci che oggi fanno una fatica terribile ad arrivare a mettere insieme pranzo e cena. Sorridi! Dovrei sentirmi orgoglioso, come provinciale duro e puro, di essere chiamato a modello di virtù nei tempi della recessione - purtroppo, non bevo pozioni artificiali, ed ho il sospetto viscerale che tanta attenzione a noi sia soprattutto un modo per togliere dalla luce chi si gode caviale, patè e vacanze a Dubai tanto quanto prima, non si sa mai, in fondo il 1789 non è così distante ... Qualcuno dovrebbe aggiornare questi personaggi: ultimamente la pizza ha raggiunto prezzi stratosferici, altro che cibo semplice ed economico. Sì, anche qui nella profonda provincia piemontese.
Toggle Commented May 14, 2009 on Seduction Coca Cola at Irene Spagnuolo
L'eliminazione dell'intermediario nell'informazione è un passo inevitabile, l'unico che possa veramente garantirne l'indipendenza da interessi economici e politici. L'evento visto da più occhi, visto da dentro, non attraverso le lenti del compiacere gli sponsor o gli onerevoli o della lancetta degli audience. Che un passo verso quella direzione lo compiano le star, coloro che vivono di fama di cui hai parlato poco tempo fa, è un segnale molto incoraggiante. Si, dubito che questo significhi per loro tagliare i ponti con il giornalismo tradizionale, ma vogliamo mettere il prendere l'informazione direttamente, su un campo succoso come il gossip nello star system? La gente inizierà ad assaggiare la libertà di scelta - sempre che riesca a superare le barriere del semplice che ti áncora sul sofà di casa, ad uso e consumo di chi fornisce i contenuti nella scatola luminosa del salotto. I blog sono solo un abbozzo, a cui le testate tradizionali rispondono regalando i contenuti su web - il seguito di questa storia è nelle parole di Murdoch, che potrebbe involontariamente causare il consolidarsi del passo successivo: l'aggregarsi dei blog in giornali virtuali, creati sull'istante in forme collaborative, a sostituire le testate che sceglieranno di chiudersi al mondo casuale. E non è un utopia, ma il semplice ripetersi di qualcosa già avvenuto in altri campi - chiedete a Wikipedia Foundation, o ai guru di GNU, per lumi.
Toggle Commented May 11, 2009 on Bloggo ergo sum at Irene Spagnuolo
Vuoi una previsione? Non appena la gente potrà permettersi di nuovo il modello 'appiccicami lo sguardo addosso', si tornerà ai vecchi vizi, per buttare alle ortiche le nuove virtù.
Toggle Commented May 8, 2009 on Patty e le altre at Irene Spagnuolo
È un Comunicatore, come quasi tutta la popolazione di cantanti e cantautori della musica italiana - dal punto di vista musicale, si salva ben poco di ben pochi (ma vale per l'intera produzione globale, non è prerogativa italica quanto elemento distintivo della musica popolare), davvero non mi sento di criticarlo per quello. È innegabile che abbia donato emozioni alla mia generazione, e questo enormemente più di molti altri musicisti più "musicisti": belle, spesso splendide parole su motivetti banali ma cantabili in ogni occasione e situazione. È il loro ruolo - che poi accada su tappeti di rock alla Vasco, o su quelli pop in stile Pezzali, è più dettaglio decorativo che elemento fondamentale. Si ascolta e non si pensa al piccolo dettaglio che è un milionario (in euro) a cantare sul palco. E sugli sconosciuti musicisti indipendenti d'Italia, non posso che darti ragione, anche se mi sento più di incolpare i santi, nel caso specifico. Evidentemente, loro era l'idea di acchiappare audience, molto di più che dare voce al nuovo - ma anche per questo, temo, si applica il medesimo discorso: la politica è vecchia, e cerca compagni di pari leva.
Che peccato, vero? Sarà che spesso gli amici sopravvivono agli amori ed alle tempeste di tutte le nostre età accompagnandoci per decenni, ma fondare un'amicizia per poi scoprirla vuota come un bambù delude come poco, specialmente quando vi leggiamo asimmetria d'intenti. Quello che resta, è un'esperienza da cui possiamo imparare molto e soprattutto di noi stessi, di cosa cerchiamo, cosa ci aspettiamo e di cosa abbiamo bisogno.
Toggle Commented May 4, 2009 on Ti ho perso di vista at Irene Spagnuolo
Poveri i nostri soldi, mai un attimo di tregua. Già prenderli, è dura. Neanche presi, sono sottoposti ad ogni forma creativa di tassa e balzello. E quando credono davvero di essere tranquilli - i salassi delle banche, o tutte le altre forme subdole e meschine di balzelli e controbalzelli sul risparmio create dalle menti infinitamente capaci dei ministri alle finanze di ogni epoca. Non che investirli? spenderli? gettarli su una casa aiuti - altra fonte mai asciutta di idee creative sul balzello - e tantomeno investire sulle proprie conoscenze e cultura, in un paese dove il lavoro, e di conseguenza i soldi, si trovano più per infinite variazioni e miscele di nepotismo, raccomandazioni e concorsi. Investirli per creare lavoro? Ancora più folle, mia povera Italia, paese delle fonti: in questo caso, fonte inesauribile di grane, difficoltà, bastoni tra le ruote a fascine. Ci dicono che nasconderli, portarli in paesi civili, sia peccato e pessimo atto. A questo punto, davvero, meglio spenderli. Cosa che riusciamo a fare benissimo, ammettiamolo - a volte, soprattutto di questi tempi, facciamo persino fatica ad averne a sufficienza, in barba alle banche che languidamente anelano ai nostri stremati dischetti bimetallici.
Toggle Commented Apr 30, 2009 on Perdi i soldi in banca at Irene Spagnuolo